Buongiorno a tutt*!
Era da un pezzo che non parlavo di manga.
Scorsa settimana ho recuperato in fumetteria l’edizione integrale del manga “Paradise Kiss“(Paradise Kiss ―パラダイス・キス), josei ad opera di Ai Yazawa (la stessa di “Nana“) pubblicato inizialmente in Giappone sulla rivista Zipper di Shodensha dal 1999 al 2003. In Italia è stato acquisito dalla Planet Manga che lo ha serializzato inizialmente in 5 volumi a partire dal 2005. Io ho acquistato un Omnibus redatto dalla stessa casa editrice.
Dal manga è stata tratta anche una serie animata composta da 12 episodi andata in onda originariamente su Fuji TV nel 2005.
Questo manga è lo spin-off della serie “Cortili del cuore” (ご近所物語) ambientato una ventina di anni prima [1] delle vicende di “Paradise Kiss” ed in cui alcuni personaggi fanno le loro apparizioni.
Trama
Yukari Hayasaka (che spesso verrà chiamata “Caroline” o “Carrie”) è una studentessa che frequenta l’ultimo anno di un prestigioso liceo. È una ragazza molto dedita allo studio che si sta impegnando per poter passare gli esami finali e riuscire ad iscriversi ad una buona università. Ha una cotta per un suo serioso e gentile compagno di classe, Hiroyuki Tokumori, di cui custodisce una foto all’interno del libretto scolastico.
Yukari si impegna molto a scuola, soprattutto per compiacere la sua esigente madre che vorrebbe per lei un futuro dignitoso. La ragazza infatti si barcamena tra le lezioni regolari, doposcuola e studio individuale in biblioteca. Un giorno, mentre si sta dirigendo al doposcuola, viene fermata per strada da Arashi Nagase, un ragazzo che rappresenta la quintessenza del punkabbestia con tanto di spille da balia per piercing e che, in maniera brusca, le propone di diventare una modella.
A Yukari, ovviamente, prende un colpo e cerca (fallendo) di sottrarsi alle attenzioni di Nagase che si trova in compagnia di Isabella. I due sono studenti di una scuola di moda denominata Yaza che per la nostra protagonista, ligia al dovere ed allo studio, rappresenta una sorta di istituto per fannulloni.
Yukari viene condotta all’Atelier, un vecchio bar che si trova in una specie di seminterrato in cui un gruppo dello Yaza lavora ai propri abiti e sta cercando di creare un proprio brand, denominato appunto “Paradise Kiss“. Il gruppo è formato da Arashi, appunto, sarto esperto, Isabella, una ragazza transgender che invece si sta specializzando in modellistica, Miwako che vorrebbe diventare una stilista seguendo le orme di sua sorella maggiore Mikako[2] che ha sfondato nel settore creando il proprio marchio “Happy Berry” ed infine abbiamo Joji, un tanto bravo quanto stronzo, promettente stilista.
I ragazzi spiegano a Yukari che in corrispondenza del festival scolastico si terrà una sfilata in cui alcuni studenti dovranno mostrare le loro creazioni. Questo evento è però anche una gara e l‘abito che otterrà il primo posto consentirà al suo creatore di ottenere una borsa di studio per trasferirsi a Londra a studiare in un istituto gemellato allo Yaza. I ragazzi, folgorati dalla bellezza di Yukari vorrebbero che lei facesse da modella.
Dopo essersi appellata ai ragazzi come ad un branco di fannulloni, Yukari decide di tornarsene a casa perché deve studiare ed è convinta che il suo destino sia effettivamente quello di entrare in una buona università per ottenere una solida carriera. Tuttavia, nella fretta dimentica il libretto scolastico all’atelier e questo pretesto la costringerà ad avvicinarsi di nuovo a quel bizzarro gruppo di creativi che la vorrebbe in squadra.
Fra tutti, la ragazza rimarrà scottata da Joji, lo stilista del gruppo. Una persona eccentrica ed egoista che vive per creare abiti. Figlio illegittimo di un ricco imprenditore, il ragazzo guida una macchina vistosa e vive in un lussuoso appartamento tutto suo, da solo. Sua madre è una ex modella alcolizzata che spesso addita il figlio come causa dei suoi mali in quanto ha dovuto interrompere la sua carriera da modella a causa della gravidanza.
Joji sembra giocare al gatto col topo nei confronti di Yukari, a tratti le tende l’esca e poi la tratta male. Se questo comportamento da un lato indispettisce la futura modella, dall’altro lato la attira a tal punto da arrivare a provare sentimenti concreti per lui che saranno poi reciproci.
Frequentando sempre più spesso l’atelier e stando in contatto con ragazzi che hanno un’estrazione sociale ed aspettative totalmente diverse dalle sue, la certezza di Yukari sul suo futuro comincia a vacillare. Più approfondisce le sue relazioni con questi ragazzi, più la sua voglia di studiare scema ed in lei inizia a radicarsi prima la voglia, poi la convinzione, di proseguire una carriera da modella.
Il suo sempre più fallimentare rendimento scolastico porterà Yukari ad uno scontro con sua madre, donna quadrata che ha sempre voluto che la figlia eccellesse negli studi. Allo stesso tempo anche il suo compagno di classe e prima cotta del liceo, Tokumori, notando che la ragazza non si sta più presentando a lezione e al doposcuola inizia a preoccuparsi per lei.
Anche Tokumori, seppure in maniera più velata, è legato a doppio filo con la Parakiss. Da bambini infatti, lui Arashi e Miwako erano vicini di casa e a quanto pare, sia lui che Arashi erano invaghiti della ragazza che alla fine ha deciso di rinunciare a Tokumori. Pare che dopo quell’evento, i ragazzi non si siano rivisti più per lungo tempo. Questo finché Yukari non ha la bella idea di far rincontrare Tokumori e Miwako. Dal primo incontro, è evidente che fra i due ci siano ancora dei sentimenti.
Il manga sviscera quindi il percorso di maturazione di Yukari che da un lato, dovrà dimostrare di avere spina dorsale per far carriera come modella e dall’altro dovrà cercare di arrivare ad un compromesso per quanto riguarda la sua relazione con Joji.
La ragazza si trasformerà da una ragazzina ingenua e viziata in un’adulta in grado di prendere le decisioni per conto proprio e di tenere sotto controllo la sua vita.
Impressioni personali
Devo ammettere che dopo aver visto Nana, mi sono approcciato a quest’opera un po’ titubante e quando mi sono trovato davanti un omnibus da 800 e rotte pagine ho tentennato perché temevo di non riuscire a finirlo. Invece una volta iniziato non sono riuscito a fermarmi. Ci sono alcune cose che mi hanno fatto storcere il naso ma, contestualizzando devo dire che alla fine si tratta solo di pecche superficiali che spesso ricadono nell’ “invecchiare male” cui diverse storie scritte qualche decennio fa sono soggette.
Partirei proprio da queste ultime giusto per toglierle dal mezzo subito e continuare con il resto delle considerazioni.
- Il metaverso: avevo visto questa cosa accadere anche in Nana, ma qui ho avuto la percezione che fosse più prepotente. In pratica ci sono momenti random in cui i personaggi si rivolgono direttamente al lettore con espressioni del tipo: “non possiamo far vedere questo, sono finite le pagine” oppure: “tu sei un personaggio secondario, perché hai tutte queste vignette?”. Tenendo conto che i capitoli erano inizialmente pubblicati singolarmente su una rivista, immagino che fosse una cosa usuale per il tipo di pubblicazione, il problema è che riproposto in una versione estesa spezza continuamente il ritmo della narrazione. Questa rottura a singhiozzo della quarta parete mi è risultata piuttosto irritante a dire il vero;
- Le battutine -fobiche: vi ho già detto che nel manga c’è una ragazza transgender, Isabella. Ho sottolineato questa cosa non a caso, infatti di tanto in tanto la ragazza viene chiamata con il genere errato a scopo “ilare” o di insulto da altri personaggi. Stessa cosa riguardo a Joji che si dichiara bisessuale e tanto basta per scivolare in battutine del cazzo sul suo orientamento. Ora, tenendo presente che il manga è uscito nel 1999 (più o meno lo stesso periodo in cui i traduttori di “Friends” tradussero “etero” con “normale“) e che il Giappone è una nazione famosa per essere piuttosto tradizionalista, non mi meraviglio della presenza di questi momenti infelici. Sono pochi ma quando appaiono è un fastidio immane.
Di solito, quando vedo battutine -fobiche messe lì per mettere in ridicolo un personaggio, mi sale il sangue alla testa ma in questo caso, sebbene non posso nascondere il fastidio, contestualizzando il tutto sono riuscito a passarci sopra. Il motivo è che nonostante queste battute sparse, il modo in cui viene affrontato il coming-out di Isabella è realistico, positivo ed anche piuttosto avanti per l’epoca in cui è stata scritta l’opera.
Vediamo Isabella da bambina che si sente nel corpo sbagliato ed un giovane Joji cuce per lei dei vistosi abiti da sera da indossare e quando la vede con addosso quei vestiti, le dice che sta molto bene.
C’è anche una scena in cui Isabella (che è di famiglia ricca) parla con il suo anziano maggiordomo che si occupa di lei da quando è piccola e, nonostante le voglia un gran bene, continua ad appellarsi a lei chiamandola “Signorino“. Questa scena non entra nelle battute fastidiose cui accennavo prima in quanto Isabella interviene chiedendo al suo maggiordomo di non appellarsi a lei usando il maschile e l’anziano servitore sembra far fatica a capire.Credo che questa non sia una scena transfobica, piuttosto una in cui viene rappresentata della transfobia interiorizzata. Riesce a farti empatizzare con il personaggio di Isabella perché non viene ridotta ad un mero oggetto bersaglio delle frecciatine di un’altra persona. Al contrario, in questo caso troviamo un personaggio che punta i piedi a terra per affermare la sua identità, rischiando di mettersi contro qualcuno che le è sempre stato vicino.
C’è poi un’altra scena che di solito mi farebbe gridare dalla furia, ossia un momento in cui si fa implicitamente capire che un personaggio forza un altro ad un atto sessuale. Il fatto è che la relazione tra i due personaggi non è rappresentata come sana e non viene romanticizzata. Il personaggio che ha subito questo trattamento infatti, sembra stare con questa persona non tanto per amore quanto per paura di rimanere sola. Quindi, punto a favore per la Yazawa.
Il fatto che i personaggi rimangano insieme in questo rapporto malsano non è neanche poco realistica dal momento che persone con bassa autostima e caratterialmente molto deboli, purtroppo tendono a rimanere insieme a qualcuno che invece è possessivo e arrogante e che in un certo modo trovino in loro una sorta di “sicurezza”. Purtroppo è proprio così che si sviluppano delle relazioni con risvolti tragici.
Il manga affronta diversi temi quali l‘affermazione nell’età adulta e le difficoltà che questa comporta. Gli sviluppi che hanno i personaggi sono alle volte poco condivisibili ma non per questo poco credibili. Credo che il punto per cui questa storia resiste ancora bene al passare degli anni (battute -fobiche a parte) sta nella rappresentazione realistica dei personaggi. Nonostante spesso questi adottino dei comportamenti contraddittori, non sono dei voltagabbana messi lì per necessità di trama ma sono ragionati e motivati. Per questo motivo il lettore riesce ad immedesimarsi nelle situazioni che gli vengono presentate davanti.
Un altro punto di forza di quest’opera sta nel character design dei personaggi. Nonostante ammetto di non essere particolarmente fan delle proporzioni della Yazawa c’è da dire che mette una cura nei particolari pazzesca, soprattutto per quello che riguarda lo stile dei personaggi. Già in “Nana” questa caratteristica si nota parecchio ma qui, dato il contesto, è ancora più evidente. Secondo me ha proprio scelto bene il setting in quanto l’autrice si trova a tutti gli effetti nel suo elemento.
Tirando le somme, questo manga che costituisce un po’ una pietra miliare per chi legge fumetti nipponici è un’opera che assolutamente merita di essere letta. Al netto di tutto è stata una lettura che mi ha tenuto grande compagnia e me la sono gustata fino in fondo.
Un po’ come altre opere della Yazawa, si tratta di un manga che lascia un po’ l’amaro in bocca perché nonostante i fiocchi e lustrini che impregnano le pagine, il contenuto è tutt’altro che sereno. Anche il lieto fine non suona tanto da “vissero sempre felici e contenti” ma più da “chi si accontenta gode“.
Insomma, se avete la possibilità, recuperatelo.
Note
[1] Non ho ancora letto questa serie, ma credo che la metterò in lista. Tuttavia, credo ci sia un errore da qualche parte, dato che i personaggi di Paradise Kiss hanno tutti non più di 22 anni…. Forse però è un dubbio che mi cancellerò dopo aver recuperato quella serie.
[2] Una delle protagoniste de “I cortili del cuore”
Fonti immagini
- Arashi Nagase
- Personaggi Paradise Kiss
- Immagine di copertina
- Joji e Yukari
- Isabella
- Outfit di Paradise Kiss
Disclaimer
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