“Paradise Kiss” di Ai Yazawa

Buongiorno a tutt*!

Era da un pezzo che non parlavo di manga.

Scorsa settimana ho recuperato in fumetteria l’edizione integrale del manga “Paradise Kiss“(Paradise Kiss ―パラダイス・キス), josei ad opera di Ai Yazawa (la stessa di “Nana“) pubblicato inizialmente in Giappone sulla rivista Zipper di Shodensha dal 1999 al 2003. In Italia è stato acquisito dalla Planet Manga che lo ha serializzato inizialmente in 5 volumi a partire dal 2005. Io ho acquistato un Omnibus redatto dalla stessa casa editrice.

Dal manga è stata tratta anche una serie animata composta da 12 episodi andata in onda originariamente su Fuji TV nel 2005.

Questo manga è lo spin-off della serie “Cortili del cuore” (ご近所物語) ambientato una ventina di anni prima [1] delle vicende di “Paradise Kiss” ed in cui alcuni personaggi fanno le loro apparizioni.

Trama

Yukari Hayasaka (che spesso verrà chiamata Caroline” o “Carrie”) è una studentessa che frequenta l’ultimo anno di un prestigioso liceo. È una ragazza molto dedita allo studio che si sta impegnando per poter passare gli esami finali e riuscire ad iscriversi ad una buona università. Ha una cotta per un suo serioso e gentile compagno di classe, Hiroyuki Tokumori, di cui custodisce una foto all’interno del libretto scolastico.

Yukari si impegna molto a scuola, soprattutto per compiacere la sua esigente madre che vorrebbe per lei un futuro dignitoso. La ragazza infatti si barcamena tra le lezioni regolari, doposcuola e studio individuale in biblioteca. Un giorno, mentre si sta dirigendo al doposcuola, viene fermata per strada da Arashi Nagase, un ragazzo che rappresenta la quintessenza del punkabbestia con tanto di spille da balia per piercing e che, in maniera brusca, le propone di diventare una modella.

Arashi

A Yukari, ovviamente, prende un colpo e cerca (fallendo) di sottrarsi alle attenzioni di Nagase che si trova in compagnia di Isabella. I due sono studenti di una scuola di moda denominata Yaza che per la nostra protagonista, ligia al dovere ed allo studio, rappresenta una sorta di istituto per fannulloni.

Yukari viene condotta all’Atelier, un vecchio bar che si trova in una specie di seminterrato in cui un gruppo dello Yaza lavora ai propri abiti e sta cercando di creare un proprio brand, denominato appunto “Paradise Kiss“. Il gruppo è formato da Arashi, appunto, sarto esperto, Isabella, una ragazza transgender che invece si sta specializzando in modellistica, Miwako che vorrebbe diventare una stilista seguendo le orme di sua sorella maggiore Mikako[2] che ha sfondato nel settore creando il proprio marchio “Happy Berry” ed infine abbiamo Joji, un tanto bravo quanto stronzo, promettente stilista.

I ragazzi spiegano a Yukari che in corrispondenza del festival scolastico si terrà una sfilata in cui alcuni studenti dovranno mostrare le loro creazioni. Questo evento è però anche una gara e l‘abito che otterrà il primo posto consentirà al suo creatore di ottenere una borsa di studio per trasferirsi a Londra a studiare in un istituto gemellato allo Yaza. I ragazzi, folgorati dalla bellezza di Yukari vorrebbero che lei facesse da modella.

Dopo essersi appellata ai ragazzi come ad un branco di fannulloni, Yukari decide di tornarsene a casa perché deve studiare ed è convinta che il suo destino sia effettivamente quello di entrare in una buona università per ottenere una solida carriera. Tuttavia, nella fretta dimentica il libretto scolastico all’atelier e questo pretesto la costringerà ad avvicinarsi di nuovo a quel bizzarro gruppo di creativi che la vorrebbe in squadra.

Fra tutti, la ragazza rimarrà scottata da Joji, lo stilista del gruppo. Una persona eccentrica ed egoista che vive per creare abiti. Figlio illegittimo di un ricco imprenditore, il ragazzo guida una macchina vistosa e vive in un lussuoso appartamento tutto suo, da solo. Sua madre è una ex modella alcolizzata che spesso addita il figlio come causa dei suoi mali in quanto ha dovuto interrompere la sua carriera da modella a causa della gravidanza.

Gli “impiegati” della ParaKiss, da sinistra: Isabella, Joji, Yukari, Arashi e Miwako

Joji sembra giocare al gatto col topo nei confronti di Yukari, a tratti le tende l’esca e poi la tratta male. Se questo comportamento da un lato indispettisce la futura modella, dall’altro lato la attira a tal punto da arrivare a provare sentimenti concreti per lui che saranno poi reciproci.

Frequentando sempre più spesso l’atelier e stando in contatto con ragazzi che hanno un’estrazione sociale ed aspettative totalmente diverse dalle sue, la certezza di Yukari sul suo futuro comincia a vacillare. Più approfondisce le sue relazioni con questi ragazzi, più la sua voglia di studiare scema ed in lei inizia a radicarsi prima la voglia, poi la convinzione, di proseguire una carriera da modella.

Il suo sempre più fallimentare rendimento scolastico porterà Yukari ad uno scontro con sua madre, donna quadrata che ha sempre voluto che la figlia eccellesse negli studi. Allo stesso tempo anche il suo compagno di classe e prima cotta del liceo, Tokumori, notando che la ragazza non si sta più presentando a lezione e al doposcuola inizia a preoccuparsi per lei.

Joji e Yukari

Anche Tokumori, seppure in maniera più velata, è legato a doppio filo con la Parakiss. Da bambini infatti, lui Arashi e Miwako erano vicini di casa e a quanto pare, sia lui che Arashi erano invaghiti della ragazza che alla fine ha deciso di rinunciare a Tokumori. Pare che dopo quell’evento, i ragazzi non si siano rivisti più per lungo tempo. Questo finché Yukari non ha la bella idea di far rincontrare Tokumori e Miwako. Dal primo incontro, è evidente che fra i due ci siano ancora dei sentimenti.

Il manga sviscera quindi il percorso di maturazione di Yukari che da un lato, dovrà dimostrare di avere spina dorsale per far carriera come modella e dall’altro dovrà cercare di arrivare ad un compromesso per quanto riguarda la sua relazione con Joji.

La ragazza si trasformerà da una ragazzina ingenua e viziata in un’adulta in grado di prendere le decisioni per conto proprio e di tenere sotto controllo la sua vita.

Impressioni personali

Devo ammettere che dopo aver visto Nana, mi sono approcciato a quest’opera un po’ titubante e quando mi sono trovato davanti un omnibus da 800 e rotte pagine ho tentennato perché temevo di non riuscire a finirlo. Invece una volta iniziato non sono riuscito a fermarmi. Ci sono alcune cose che mi hanno fatto storcere il naso ma, contestualizzando devo dire che alla fine si tratta solo di pecche superficiali che spesso ricadono nell’ “invecchiare male” cui diverse storie scritte qualche decennio fa sono soggette.

Partirei proprio da queste ultime giusto per toglierle dal mezzo subito e continuare con il resto delle considerazioni.

  1. Il metaverso: avevo visto questa cosa accadere anche in Nana, ma qui ho avuto la percezione che fosse più prepotente. In pratica ci sono momenti random in cui i personaggi si rivolgono direttamente al lettore con espressioni del tipo: “non possiamo far vedere questo, sono finite le pagine” oppure: “tu sei un personaggio secondario, perché hai tutte queste vignette?”. Tenendo conto che i capitoli erano inizialmente pubblicati singolarmente su una rivista, immagino che fosse una cosa usuale per il tipo di pubblicazione, il problema è che riproposto in una versione estesa spezza continuamente il ritmo della narrazione. Questa rottura a singhiozzo della quarta parete mi è risultata piuttosto irritante a dire il vero;
  2. Le battutine -fobiche: vi ho già detto che nel manga c’è una ragazza transgender, Isabella. Ho sottolineato questa cosa non a caso, infatti di tanto in tanto la ragazza viene chiamata con il genere errato a scopo “ilare” o di insulto da altri personaggi. Stessa cosa riguardo a Joji che si dichiara bisessuale e tanto basta per scivolare in battutine del cazzo sul suo orientamento. Ora, tenendo presente che il manga è uscito nel 1999 (più o meno lo stesso periodo in cui i traduttori di “Friends” tradussero “etero” con “normale) e che il Giappone è una nazione famosa per essere piuttosto tradizionalista, non mi meraviglio della presenza di questi momenti infelici. Sono pochi ma quando appaiono è un fastidio immane.

Di solito, quando vedo battutine -fobiche messe lì per mettere in ridicolo un personaggio, mi sale il sangue alla testa ma in questo caso, sebbene non posso nascondere il fastidio, contestualizzando il tutto sono riuscito a passarci sopra. Il motivo è che nonostante queste battute sparse, il modo in cui viene affrontato il coming-out di Isabella è realistico, positivo ed anche piuttosto avanti per l’epoca in cui è stata scritta l’opera.

Isabella

Vediamo Isabella da bambina che si sente nel corpo sbagliato ed un giovane Joji cuce per lei dei vistosi abiti da sera da indossare e quando la vede con addosso quei vestiti, le dice che sta molto bene.

C’è anche una scena in cui Isabella (che è di famiglia ricca) parla con il suo anziano maggiordomo che si occupa di lei da quando è piccola e, nonostante le voglia un gran bene, continua ad appellarsi a lei chiamandola “Signorino“. Questa scena non entra nelle battute fastidiose cui accennavo prima in quanto Isabella interviene chiedendo al suo maggiordomo di non appellarsi a lei usando il maschile e l’anziano servitore sembra far fatica a capire.Credo che questa non sia una scena transfobica, piuttosto una in cui viene rappresentata della transfobia interiorizzata. Riesce a farti empatizzare con il personaggio di Isabella perché non viene ridotta ad un mero oggetto bersaglio delle frecciatine di un’altra persona. Al contrario, in questo caso troviamo un personaggio che punta i piedi a terra per affermare la sua identità, rischiando di mettersi contro qualcuno che le è sempre stato vicino.

C’è poi un’altra scena che di solito mi farebbe gridare dalla furia, ossia un momento in cui si fa implicitamente capire che un personaggio forza un altro ad un atto sessuale. Il fatto è che la relazione tra i due personaggi non è rappresentata come sana e non viene romanticizzata. Il personaggio che ha subito questo trattamento infatti, sembra stare con questa persona non tanto per amore quanto per paura di rimanere sola. Quindi, punto a favore per la Yazawa.

Il fatto che i personaggi rimangano insieme in questo rapporto malsano non è neanche poco realistica dal momento che persone con bassa autostima e caratterialmente molto deboli, purtroppo tendono a rimanere insieme a qualcuno che invece è possessivo e arrogante e che in un certo modo trovino in loro una sorta di “sicurezza”. Purtroppo è proprio così che si sviluppano delle relazioni con risvolti tragici.

Il manga affronta diversi temi quali l‘affermazione nell’età adulta e le difficoltà che questa comporta. Gli sviluppi che hanno i personaggi sono alle volte poco condivisibili ma non per questo poco credibili. Credo che il punto per cui questa storia resiste ancora bene al passare degli anni (battute -fobiche a parte) sta nella rappresentazione realistica dei personaggi. Nonostante spesso questi adottino dei comportamenti contraddittori, non sono dei voltagabbana messi lì per necessità di trama ma sono ragionati e motivati. Per questo motivo il lettore riesce ad immedesimarsi nelle situazioni che gli vengono presentate davanti.

Un altro punto di forza di quest’opera sta nel character design dei personaggi. Nonostante ammetto di non essere particolarmente fan delle proporzioni della Yazawa c’è da dire che mette una cura nei particolari pazzesca, soprattutto per quello che riguarda lo stile dei personaggi. Già in “Nana” questa caratteristica si nota parecchio ma qui, dato il contesto, è ancora più evidente. Secondo me ha proprio scelto bene il setting in quanto l’autrice si trova a tutti gli effetti nel suo elemento.

Tirando le somme, questo manga che costituisce un po’ una pietra miliare per chi legge fumetti nipponici è un’opera che assolutamente merita di essere letta. Al netto di tutto è stata una lettura che mi ha tenuto grande compagnia e me la sono gustata fino in fondo.

Un po’ come altre opere della Yazawa, si tratta di un manga che lascia un po’ l’amaro in bocca perché nonostante i fiocchi e lustrini che impregnano le pagine, il contenuto è tutt’altro che sereno. Anche il lieto fine non suona tanto da “vissero sempre felici e contenti” ma più da “chi si accontenta gode“.

Insomma, se avete la possibilità, recuperatelo.

Note

[1] Non ho ancora letto questa serie, ma credo che la metterò in lista. Tuttavia, credo ci sia un errore da qualche parte, dato che i personaggi di Paradise Kiss hanno tutti non più di 22 anni…. Forse però è un dubbio che mi cancellerò dopo aver recuperato quella serie.

[2] Una delle protagoniste de “I cortili del cuore”

Fonti immagini

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L’autore non percepisce alcun compenso dal presente blog, si tratta infatti di un mero hobby da gestire nel tempo libero.

“Secret” di Yoshiki Tonogai

Buongiorno a tutt*!

Quasi non ci credo che sto scrivendo questo articolo…vuol dire che la mia volontà non è fatta di budino.

Oggi concludo la scia di post su Yoshiki Tonogai iniziata con il post di Halloween 2021 con “Doubt” ed è proseguita poco più avanti con “Judge“. Andrò infatti a parlarvi di “Secret” (シークレット), manga shounen serializzato inizialmente sulla rivista Shounen Gangan dal 2013 al 2015 per poi essere raccolto in tre volumi dalla casa editrice Square Enix. La serie è completa ed in Italia è edita da J-POP che ha mantenuto la struttura in tre volumi.

Si tratta di un manga di genere a cavallo tra il thriller e l’horror psicologico scolastico, tipologia prediletta di questo autore.

Fra le tre serie è forse quella che ha convinto di meno il pubblico, questo perché Tonogai ha deciso di portare il survival game fuori da un luogo chiuso.

Tra l’altro ho scoperto tipo adesso tramite Animeclick che Tonogai ha pubblicato un altro manga tra il 2019 e il 2020 ancora inedito in Italia. Visto mai che J-POP decida di farmi un regalo per Halloween 2022.

Prima di iniziare avviso già che ci saranno spoiler riguardo l’opera, perciò se vi interessa, evitate di leggere oltre.

Trama e personaggi

Siamo in un liceo collocato in una non ben specificata città giapponese. In questo liceo è da poco successo un fattaccio: mentre la Sezione D era in gita, il conducente dell’autobus che li portava a destinazione ha apparentemente avuto un malore che ha causato il rovesciamento del mezzo da cui successivamente è scaturito un incendio. In questo modo perdono la vita il conducente, il professore che accompagnava la classe e trentuno studenti mentre sei di loro ne sono usciti vivi anche se non tutti esattamente illesi. Ad allungare l’elenco delle vittime c’è anche un ragazzo che non era presente il giorno dell’incidente ma che si è tolto la vita poco dopo gettandosi dal balcone della scuola.

Com’è normale che sia in queste situazioni, i sopravvissuti hanno riportato visibili traumi psicologici, oltre che danni fisici di diversa intensità. In particolare, dopo il suicidio del ragazzo che non era presente alla gita, la scuola decide di organizzare una terapia di gruppo agli studenti rimasti per evitare altre tragedie. Viene incaricato un certo dottor Mitomo che oltre a fare terapia di gruppo, incontra anche gli studenti singolarmente.

Iku Sanada sul luogo del disastro

La storia si apre proprio con una seduta di gruppo cui partecipano tutti i sei sopravvissuti tra i quali va ricordato quello che può essere definito il personaggio principale della storia, ovvero Iku Sanada. Iku non solo è sopravvissuto all’incidente ma è anche riuscito a portare fuori alcuni dei ragazzi sopravvissuti prima che l’autobus esplodesse. Ad aiutarlo in questa sua missione è il suo compagno di classe, nonché spalla, Tsuyoshi Ozu che però trovandosi vicino all’esplosione viene sbalzato e per l’urto si rompe un braccio e perde anche conoscenza per qualche tempo.

Insieme a loro si trovano il timido Yukito Shima, un ragazzo tanto mite quanto oppresso perché continuamente bullizzato, l’arrogante Eiji Amano, figlio di medici che però non brilla negli studi come suo fratello maggiore e per questo è frustrato. A loro si aggiunge poi la diffidente e solitaria Yoko Kunkida e la giovane Idol Rika Konno. Quest’ultima ha riportato gravi ferite ed una deturpazione grave all’occhio sinistro che le oltre ad averle fatto perdere un importante ruolo in un film le sta causando un calo negli ingaggi e nella popolarità. Situazione che la ragazza a stento sopporta.

Nonostante le migliori intenzioni da parte della scuola, la seduta di gruppo termina in maniera tutt’altro che prevedibile: il dottor Mitomo dice di avere le prove che fra di loro ci sono tre assassini e che dà loro una settimana di tempo per confessare dopodiché si recherà alla polizia e porterà tutte le prove con sé. A questi ragazzi servirà una terapia per riprendersi dalla terapia.

Non è comunque chiaro a cosa Mitomo si riferisca, da un lato sembra alludere al fatto che l’incidente sia stato provocato da uno di loro e dall’altra sembra sottintendere che anche il suicidio di Shun Futami potrebbe essere in realtà una morte violenta. Mitomo inoltre dichiara di essere l’unica persona in possesso delle prove e che se dovesse morire queste verranno sepolte con lui. Quello che a prima vista sembra la volontà di scavarsi la fossa da solo si rivelerà invece un trucchetto ben congegnato.

Sebbene scioccati ed oltraggiati, la maggior parte dei ragazzi sembra non credere alla storia di Mitomo, in primo luogo perché anche loro sarebbero potuti morire in quell’incidente e poi nessuno aveva effettivamente ragione di uccidere Futami, che tra l’altro manco era con loro. Nonostante ciò, qualcuno che non si fida c’è è infatti improbabile che Mitomo avesse deciso di riunirli tutti per sparare una supercazzola del genere senza un fondo di verità. Questo provoca una frattura nel gruppo di ragazzi che, quasi involontariamente, decidono di affrontare la questione ognuno a modo suo.

Oltre ai dubbi sui loro compagni di classe, alcuni ragazzi sembrano nutrire delle perplessità anche su loro stessi, fra tutti proprio Iku Sanada che mentre si trova da solo a casa bisbiglia di aver ucciso di nuovo.

Le parole di Mitomo fanno però breccia anche nella coscienza di Ozu che, insieme a Sanada, è uno dei ragazzi più equilibrati del gruppo. Lui in particolare si sente in colpa perché il giorno dell’incidente aveva chiesto ad una compagna di classe di scambiarsi di posto con lui dal lato opposto del bus, decretandone involontariamente la morte. Tra l’altro, il giorno dell’incidente è proprio Ozu il primo a raccogliere le imprevedibili avvisaglie di ciò che sta per succedere. Constatando che l’autobus sta sbandando di brutto, decide di recarsi in testa al mezzo per verificare con il conducente lo stato della strada. Arrivato davanti nota il professore apparentemente addormentato con un giornale aperto in piena faccia, poi però quando si gira verso l’autista nota che questo è svenuto. Di lì a poco si verifica la tragedia: l’autobus si rovescia, dopodiché si sviluppa un incendio a causa di un corto circuito della batteria che fa suonare gli ultimi rintocchi alla maggior parte dei passeggeri.

I sopravvissuti, in alto, da sinistra a destra: Amano, Sanada, Shima, Ozu e sul divano Rika (a destra) e Kunkida (a destra)

Convocato da Mitomo per una seduta di gruppo, Ozu arriva in infermeria dove non trova nessuno e nota che il dottore sulla scrivania tiene un fascicolo con foto ed articoli di giornale dell’incidente. Dal momento che al ragazzo Mitomo non sconfinfera manco per il cazzo, decide di approfittare della sua assenza per frugare un po’ in giro e cercare non si sa bene cosa. Mentre è lì che gioca ad aspirante membro della Mystery inc., una voce da dietro lo informa che in quei cassetti non troverà niente ed Ozu si rende conto che Amano si è unito alla chat.

I due ragazzi parlano un po’ e Ozu ammette con il compagno di classe che dopo l’esplosione, mentre era mezzo incosciente, ha notato una persona che era in piedi di fronte a lui con le mani sporche di sangue. All’inizio ammette di non aver dato peso alla cosa, pensando che fosse un’allucinazione dovuta allo shock ma dopo le parole del dottore gli è venuto in mente che qualcuno avrebbe potuto approfittare dell’incidente per compiere degli omicidi.

Un’altra che fa fatica a mettere in pace egoismo e cervello è Rika che, dopo aver appreso della sua sostituzione con una idol più giovane sul set del film che voleva fare da tempo, incontra Mitomo e gli sputa addosso un quintale di buonsenso. Gli dice in pratica che non ha senso il fatto che lui abbia delle prove di fantomatici omicidi e non le porti alla polizia e invece si diverta a giocare con i già logorati nervi dei superstiti. Mitomo non se la caga di striscio e la liquida con un generico “adesso non ne posso parlare“. Poi prende e se ne va.

Rika poi sale sul tetto della scuola e qui incontra Kunkida che, senza troppi giri di parole, le dice che non ha piacere ad averla intorno e che non ha intenzione di dare confidenza ai compagni di classe perché se le “ipotesi” di Mitomo fossero vere, non vorrebbe ritrovarsi da sola con un omicida. Mentre le due battibeccano, sentono un grido provenire dall’interno della scuola e si precipitano a vedere cosa sia successo. Così facendo trovano Ozu a terra in una pozza di sangue. Alle sue spalle è stata scritta la parola “i peccati” con il suo stesso sangue.

Ozu è in condizioni critiche ma non è morto e viene portato d’urgenza all’ospedale dove, tra l’altro, lavora il fratello maggiore di Amano. A questo punto i ragazzi cercano di capire chi possa aver fatto del male al loro compagno di classe e tutti i sospetti portano a Iku Sanada che è stato l’ultimo ad averlo visto.

In questa storia, Sanada è una specie di Fantozzi che non fa niente ma tutti se la prendono con lui. Viene infatti attirato in una stanza dove si trova davanti qualcuno con una maschera da coniglio (che non è per niente un riferimento a “Doubt“) che tenta di aggredirlo. Sanada lo disarma e rimane esterrefatto quando scopre che sotto la maschera si cela il timido Shima.

A quanto pare, dopo l’aggressione di Ozu, il ragazzo ha ricevuto un messaggio dal cellulare dello stesso che gli intimava di uccidere Mitomo altrimenti avrebbe rivelato a tutti il suo segreto. Per quel motivo Shima si reca a scuola solo che invece di Mitomo ci trova Sanada. Il ragazzo confessa di essere uno degli assassini di cui Mitomo parlava. Durante l’incidente, mentre Sanada e Ozu erano impegnati a portare i compagni in salvo, lui non solo è rimasto in disparte ma ha anche approfittato della situazione per uccidere a saccagnate il suo bullo.

Shima non ne può più

A quanto pare, questo aguzzino non sarebbe rimasto ucciso sul colpo ma sarebbe rimasto incastrato. In quell’occasione dice a Shima che se lo avesse aiutato, lui lo avrebbe aiutato con la ragazza di cui era infatuato, la giovane Ami Tono. Certo, il modo in cui si proponeva di farlo era ripugnante, dato che intende approfittarsi della povera ragazza che nel frattempo è svenuta. Qui Shima perde la testa e ne approfitta per gonfiarlo di botte sino ad ammazzarlo.

Ora, non voglio dire ma il personaggio che perde la vita è quanto di più ripugnante abbia mai visto. Ma ciò che più mi ha lasciato basito è la sua stupidità. Questo se le chiamava le sberle: è lì incastrato sotto dei pezzi di lamiera e per convincere qualcuno ad aiutarlo cosa dice? Non fa promesse tipo “Prometto che non ti maltratterò più” oppure “Sarò gentile con te” , no! Gli dice che se lo aiuta lui in cambio approfitta di una ragazza incosciente...anche se Shima non lo avesse riempito di botte, quali ragioni avrebbe avuto per aiutarlo?

Shima non riesce più a sopportare il peso e cerca di suicidarsi buttandosi giù dal tetto della scuola come aveva fatto Futami ma non ci riesce perché finisce dritto in una rete di sicurezza installata dopo la tragica morte del compagno di classe. Certo, la fortuna per Shima non gira certo bene, dato che una volta fatto scendere viene preso dalla polizia e condotto in galera. Uno dei tre assassini è stato beccato.

Ad attendere Shima insieme alla polizia c’è Mitomo che, come al solito, caga fuori dal vaso e fa intuire a Sanada che potrebbe essere stato lui a spingere Shima a compiere l’aggressione nei confronti di Ozu ed aggiunge che avrebbe preferito vederlo morto che arrestato. E vabbè, non si può avere tutto dalla vita.

Shima ha sì aggredito Ozu ma afferma di non aver scritto quelle parole con il sangue o di aver preso il suo cellulare. Quando Sanada rivela le sue scoperte agli altri ottiene un’incazzatura generale di quarto livello e nessuno si fida più di nessuno in quella classe.

In tutto ciò Sanada sembra portare una iella nera. Pare che poco prima di morire, Futami avesse avuto una conversazione con lui. Praticamente se uno parla con Sanada poi si butta di sotto. Deve essere uno con una parlantina noiosa. Inoltre, dalla conversazione tra Sanada e Futami, viene fuori che il suo compagno aveva una relazione con Ami Tono, infatti, nonostante fosse malato, voleva comunque partecipare al viaggio di istruzione. Dato che Sanada e Ozu giocano a Poirot e Hastings, scoprono che Tono era incinta del bambino di Futami (Sanada entra con una scusa a casa della sua compagna di classe morta e fruga nella sua libreria dove dal diario personale cade la foto di un’ecografia).

Sanada quindi si reca da Ozu (che tra parentesi è ricoverato nell’ospedale in cui lavora il fratello maggiore di Amano) per fare il punto sulla situazione e raccontargli sia di quello che è successo a Shima e che sapeva della relazione tra Tono e Futami. Qui Ozu rivela che la persona che ha visto in piedi di fronte a sé non poteva essere Shima perchè stando ai racconti, il ragazzo sarebbe scappato prima che la batteria scoppiasse. Viene fuori che quella persona con le mani insanguinate è proprio quel porta iella di Sanada che alla fine ha commesso un omicidio.

Chi poteva ammazzare Sanada se non proprio Ami Tono?

Sanada è il secondo assassino.

Lo so che di solito i protagonisti di Tonogai c’hanno la rogna ma vi ricordo che in questo particolare caso l’autore ha deciso di dargli la iella come attributo, quindi non siamo di fronte proprio al tipico protagonista di questo mangaka. Sanada ha sì ucciso Tono ma lo ha fatto perché glielo ha chiesto lei.

Ami tono, dopo l’incidente era rimasta infilzata in un pezzo di lamiera. Appena Sanada la vede, la ragazza è ancora cosciente, lui vorrebbe provare a salvarla ma è necessario che la lamiera rimanga al suo posto altrimenti Tono morirebbe dissanguata entro pochi secondi. Peccato che quel pezzo di metallo sia attaccato al resto dell’autobus per cui è impossibile per un essere umano, palestrato che sia, spostarlo. Una tipica situazione alla “come ti muovi pesti una merda”. Quindi:

  • Opzione A: Tono muore dissanguata;
  • Opzione B: Tono muore bruciata.

Dal momento che l’epilogo è comunque lo stesso, la ragazza chiede a Sanada di farla morire dissanguata. Aho, anche giustamente due opzioni sole le rimangono, falle scegliere almeno di che morte morire!

Di fronte al racconto dell’amico, Ozu si dimostra molto comprensivo e Sanada confessa che per poter espiare la sua colpa (dato che tecnicamente ha ucciso due persone visto che Tono era incinta) farà luce sulla morte di Futami. Infatti il ragazzo, oltre ad avergli portato sfiga, non ha avuto manco il coraggio di dirgli che fine avesse fatto la sua ragazza.

All’ospedale in cui è ricoverato Ozu (in cui lavora il fratello di Amano) si scopre che c’è stato un furto di narcotici, il che presto sposterà i sospetti su Amano dato che sia il professore che l’autista del bus erano stati trovati. Con una bella forzatura di trama (perché Mitomo ancora non sa del furto di narcotici), mentre Rika è a comprare dei fiori da portare ad Ozu viene intercettata da Mitomo che le rivela, appunto che professore ed autista erano stati drogati.

Con una seguente forzatura botta di culo, Rika all’ospedale sente Ozu che al telefono parla del furto con Sanada.

Intanto Sanada continua a fare lo Sherlock Holmes de noialtri e dopo l’ispezione a casa di Tono, in cui trova l’ecografia e il diario, va a casa di Futami dove legge una lettera che il ragazzo avrebbe scritto ammettendo di volerla fare finita. Peccato che questa lettera cozzi con quanto scritto nel diario di Tono in cui invece Futami era disposto a prendersi la responsabilità e crescere il figlio con lei. Tutta un’altra musica rispetto al lanciarsi dal balcone. Sanada accende quindi i neuroni e capisce che forse, e dico, forse, il biglietto era falso e che Futami fosse stato invece spinto di sotto.

Il mistero dura tre secondi. In pratica la madre di Futami rivela a Sanada che Kunkida faceva il filo a suo figlio. Sanada va quindi a cercare la ragazza per un confronto e qui scopre com’è morto l’amico.

In pratica, Kunkida dopo l’incidente era andata a confessare il suo amore a Futami mentre lui teneva in mano un biglietto che gli aveva scritto Tono. Capendo che il ragazzo è interessato ad un’altra, Kunkida gli strappa il biglietto di mano e lo getta giù dal balcone. Futami va per prenderlo ma si sbilancia, cade di sotto e muore.

Non omicidio, non suicidio ma incidente.

Ormai Kunkida è un fiume in piena e dichiara anche di aver rubato il cellulare di Ozu dopo l’aggressione e di essersene sbarazzata. Quindi comunque non ha mandato lei i messaggi a Shima.

Scoperti gli altarini, i ragazzi decidono di andare da Mitomo per cercare di capirci qualche cosa ma, guarda caso, proprio quel giorno il dottore ha deciso di prendere delle ferie perché aveva qualcosa di importante da fare.

A Sanada a questo punto i coglioni girano in maniera vorticosa e, incazzato come un caimano, decide di andare a cercare Mitomo perché ok la suspance ma anche meno. Sanada manco fa in tempo a pensare di andare dal prof che Rika gli scrive dicendo che lo aspetta al parco in cui Amano ha chiesto a tutti di incontrarsi.

Sanada casca dal pero dato che nessuno ha invitato lui al parco, al che, cerca di fare ancora due più due e di lucidare i neuroni per la seconda volta nel giro di ventiquattro ore e pensa che Amano voglia tendere un agguato a Rika e corre quindi in soccorso della compagna. Mentre sta per arrivare al parco trova un semaforo rosso, si ferma ma qualcuno lo spinge e il poveretto per poco non ci resta secco.

Ve l’ho detto che Sanada è un povero Fantozzi.

Sanada, ancora più scoglionato, arriva al parco dove trova Rika con dei lividi che accusa Amano di averla aggredita e gli dice che si stava recando da Ozu per ammazzarlo ma prima si sarebbe fermato da casa per prendere i narcotici. I due decidono quindi di fermarlo e Sanada che ha ormai finito la forza dei neuroni, non pensa che Rika, rancorosa com’è, avrebbe potuto raccontargli delle fregnacce per tutto il tempo.

Infatti, una volta in casa di Amano, Sanada viene aggredito da un teaser per essere poi legato come una salama da sugo e chiuso nella camera insieme al povero Amano che pure è stato ferito. Indovinate un po’ chi è stata? Rika che dopo aver cazziato i compagni accusandoli essenzialmente di averle rovinato la faccia, prende della benzina ed un fiammifero e dà fuoco alla casa. Era stata lei a spingere Sanada sotto la macchina.

Il motivo per cui Sanada ed Amano avrebbero provocato l’incidente? Amano era sotto pressione perché pecora nera della famiglia invece Sanada viene accusato di essere sempre stato un omicida perché ha ucciso una volta da bambino.

Tutte supercazzole, infatti l’omicidio di cui si sarebbe macchiato Sanada da giovane è la morte di sua madre, deceduta dopo averlo dato alla luce. Tutto ciò ha portato il padre ad odiare suo figlio ricordandogli ogni volta che , se non fosse nato, forse sua madre sarebbe ancora viva.

Pina, tira l’acqua, sono una merdaccia.

Qui i neuroni di Sanada ci vedono giusto per la prima volta: ripensa infatti a chi potrebbe aver rivelato la storia di sua madre a Rika e l’unico ad avere un fascicolo su di lui era proprio Mitomo.

Il mandante dell’incidente e di tutte le stragi che vi sono successe, inutile dirlo, è stato proprio Mitomo. Ciò che ci sfugge però è la ragione.

Bene, lui era il fratello di Ami Tono ed era stato allontanato dalla famiglia dopo che il padre ha scoperto che molestava la sorella più piccola. Anni dopo, quando ha scoperto che la ragazza era incinta, ha deciso di fare quello che qualsiasi persona equilibrata potrebbe mai fare: non sapendo chi avesse messo incinta sua sorella, decide di uccidere tutti i ragazzi con una strage sul bus facendo quella che dovrebbe essere ricordata come la cilecca più grossa della storia in quanto il padre del bambino era l’unico a non essere in gita. Inoltre, era anche già morto quando ha deciso di rifarsi sui superstiti.

Impressioni Personali

Fra le tre serie di Tonogai che ho letto, questa si posiziona al secondo posto solo perché più verosimile di Doubt in cui tutto si riduceva all’ipnosi.

Questo vuol dire che il manga mi è piaciuto? Non esattamente.

Diciamo che le premesse non erano male ma l’esecuzione fa acqua da tutte le parti. Prima di tutto: se ce l’hai solo con gli uomini, perché ammazzare pure le ragazze? Oltretutto, su quel bus c’era pure Ami Tono, la ragazza che avrebbe voluto “proteggere”. No sense.

Secondo punto: le forzature. In questo manga i casi fortuiti superano l’immaginabile: quando la trama si impappina a culo succede qualcosa che non avrebbe ragione di accadere che porta ad una svolta.

Altra cosa che mi ha lasciato basito è il modo in cui la suspance venga totalmente appiattita dalla narrazione. Il fatto che dietro a tutto ci sia Mitomo è evidente sin da pagina uno. È come se l’autore continuasse a ripetere: “non è stato lui eh!” per tutta la storia. Non sono uno sceneggiatore ma di certo non credo si costruisca così la tensione.

“Secret” è una storia che si fa leggere e, nonostante i temi trattati anche piuttosto leggera, visto che non c’è da scervellarsi per districare la tela.

Dal punto di vista grafico, il manga presenta il problema tipico dello stile di Tonogai ossia: personaggi fisicamente simili quasi da essere indistingibili. Paragonando le diverse opere oltretutto, sembra che l’autore abbia dei modellini pre-stampati che inserisce in contesti diversi.

So che in teoria quest’anno dovrebbe uscire un’altra serie di questo autore ma a dirla tutta, non so se l’acquisterò e la leggerò. Almeno non alla prima uscita.

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Fatti forza, Nakamura! Di Syundei

Buongiorno a tutt*.

Oggi vi parlo di un Boys Love comedy che mi è piaciuto.

“Fatti forza, Nakamura!” (ガンバレ! 中村くん!!) è un manga oneshot pubblicato per la prima volta in Giappone nel 2017 dalla casa editrice Akaneshinsha, successivamente acquisito da J-POP che lo ha introdotto in Italia nel 2020 nella sua classica rilegatura dotata di sovraccoperta. È possibile reperirlo su amazon.it .

Trama

N.B.: Ci saranno degli spoiler.

Nakamura è un liceale estremamente timido ed introverso e nella vita ha due passioni principali: i polpi ed il suo compagno di classe Hirose.

Nakamura si è innamorato di Hirose da quando lo ha intravisto alla cerimonia di apertura della sua scuola, ma nonostante sia cotto perso, non riesce ad avvicinarsi, continuamente bloccato dalla sua timidezza condita da buona dose di goffaggine e sfiga nera.

Infatti, nonostante i due siano in classe insieme, non si sono mai proferiti parola e Nakamura si è sempre limitato ad osservarlo da lontano. Tutte le informazioni che ha appreso sul conto di Hirose, le ha scoperte ascoltando le conversazioni del ragazzo con i suoi compagni di scuola.

Nonostante questa sua caratteristica emotiva paralizzante, Nakamura è determinato a rivolgere la parola ad Hirose e lo prende come un vero e proprio obiettivo, tanto da prepararsi al grande evento come un laureando si preparerebbe per discutere la sua tesi. Come nei migliori The Sims (in realtà in tutti), Nakamura prova delle conversazioni fittizie in casa e si documenta nel peggior modo possibile: attraverso i manga yaoi.

Tuttavia, dopo tanta sfortuna, finalmente anche per Nakamura sembra aprirsi uno spiraglio: dopo una lezione, ad Hirose cade un fazzoletto di tessuto: quale miglior occasione per parlargli se non la scusa di restituire l’oggetto perso? Peccato che Nakamura è il fratello-gemello giapponese di Fantozzi, infatti, non appena effettua il tentativo di recuperarlo, si accorge che una ragazza sta per fare lo stesso, allora lui si precipita e pesta il tessuto inzaccherandolo completamente. E bravo il nostro Nakamura!

Da quel giorno in poi, le botte di culo per Nakamura (ossia le occasioni per poter interagire con Hirose) aumentano in maniera esponenziale, peccato che grazie alla sua goffaggine finisca per rovinare sempre tutto. Al festival della scuola gli viene dato l’incarico di pulire dei polpi vivi per poi poterli cucinare. Lui già è in difficoltà perché ama i polpi (tanto che ne ha uno come animale domestico), in più si ritrova fianco a fianco col ragazzo che gli piace. Si ritrova quindi in conflitto: non vuole far del male agli animali ma allo stesto non può dire di amare i polpi perché lo farebbero sembrare strano e inquietante ad Hirose.

 Peccato che Nakamura non abbia gli stessi riguardi per il lettore, infatti, non appena Hirose prende su un polpo a sua volta, ci appare una delle fantasie ricorrenti del protagonista che vede il suo animale preferito ed il ragazzo dei suoi sogni insieme. Chi vuol capire capisca. Non si tratta di una scena esplicita o particolarmente volgare ma comunque ci fa capire che a questo, qualche giovedì sul calendario manca. Forse il povero polipo recepisce i pensieri zozzi del protagonista e gli spara in faccia l’inchiostro. Grazie a questo incidente, Nakamura scende dalle nuvole e si rende conto di essere effettivamente fuori come un balcone.

Nonostante le perenni figure di merda, Hirose sembra non incazzarsi mai con Nakamura. Anzi, ad un certo punto gli chiede di accompagnarlo in una zona della città di cui lui non è pratico e che Nakamura conosce bene. Solo che non appena i due si separano, Hirose viene accerchiato da tre mentecatti dalle losche intenzioni. Prendendo a quattro mani quella briciola di fegato che gli è rimasta, Nakamura inforca la bici e corre in soccorso del suo amato pur sapendo che probabilmente quelli gonfieranno anche lui. Peccato che preso dalla foga, non nota un tombino aperto e ci finisce dentro. Quando riemerge è tutto sporco e apparentemente sanguinante. Ha un aspetto talmente ripugnante che quelli lo scambiano per uno zombie e scappano a gambe levate. Insomma, nonostante sia ricoperto di salmonella, riesce ad averla vinta.

Ripeto: è appena caduto in un tombino puzzerà come la morte

La storia prosegue con Nakamura che cerca in tutti i modi di diventare amico di Hirose combinando altri guai nel mentre. Ad esempio, fa erroneamente (e involontariamente) credere ad una sua compagna di classe di essersi infatuato di lei (che anche lei purella, non è che abbia tutti i giorni della settimana allineati). Nella storia ci si fa anche gioco della gelosia immotivata del protagonista dal momento che scopre l’ammirazione di Hirose per un loro professore. In realtà non c’è nulla di equivoco: il docente in questione è una specie di Onizuka con meno sfiga addosso, per cui sta molto dalla parte dei ragazzi e Hirose lo vede come un adulto figo con cui si può far baldoria, una sorta di fratello maggiore divertente. Niente di più, niente di meno ma Nakamura, impregnato di Yaoi e con la fantasia che viaggia ai 300km/h pensa male. Ma non ci può e non fa niente.

Nonostante i siparietti divertenti che la sfiga perenne ci offre, il protagonista si sente continuamente inadatto (e vorrei anche vedere!) e teme che Hirose lo consideri una presenza inquietante al punto di far sparire qualsiasi speranza non solo di una storia d’amore ma di un eventuale rapporto d’amicizia. Fortunatamente per lui, Hirose non la vede allo stesso modo.

Il finale è tendenzialmente un lieto fine anche se non c’è un’epifania. Hirose non si dichiara e non ci sono baci e abbracci commoventi ma Nakamura ottiene comunque un piccolo riscatto per le fatiche compiute.

Impressioni personali

Si tratta di una storia molto divertente. Secondo me, l’etichetta “Boys Love” non è proprio azzeccata. Se da un lato è vero che Nakamura ha queste fantasie su un’improbabile storia d’amore, la trama si focalizza molto di più sulla crescita del personaggio. Notiamo infatti la trasformazione di Nakamura da asociale timido ed inetto con le relazioni interpersonali (all’inizio della storia non ha amici) ad un ragazzo che acquisisce, seppur in maniera ristretta, seppur per cause di forza maggiore, un certo grado di sicurezza in se stesso.

Man mano che la storia prosegue vediamo Nakamura affrontare delle sfide a lui sempre più ardue per arrivare a superare la sua timidezza.

La mancanza dell’epifania passionale che spesso troviamo in questo tipo di storie per me è stata una scelta azzeccata. Fino alla fine infatti, non viene neanche fatto cenno all’orientamento sessuale di Hirose, questa cosa non viene mai fuori e va bene così: il vero focus della storia è appunto Nakamura che deve convivere con un amore a senso unico, che deve trovare il coraggio di avvicinarsi. Poco importa che Hirose sia gay oppure no o che sia attratto dal protagonista o meno, la storia si svolge in un momento in cui Nakamura non riesce neanche a salutarlo a caso.

Nakamura e un “credici” fortissimo

Ho apprezzato anche come Nakamura stesso, creando questo rapporto bislacco di amicizia, faccia maturare anche Hirose. Il tutto senza il bisogno di angst da quattro soldi o stupri romanticizzati.

Nakamura è un personaggio che potrebbe benissimo prestarsi ad una scrittura angst: non gliene va bene mai una, s’impegna ma fallisce sempre, gli altri pensano che sia inquietante, lui stesso non ha un’alta opinione di sé, eppure non si piange addosso e se lo fa, subito dopo si rialza e s’ingegna per fare meglio la volta successiva.

Il character design di Nakamura, dal punto di vista narrativo, è molto basilare ma efficace: pochi dettagli ma sviluppati correttamente. Anche la sua passione per i polpi non è una cosa messa lì per far fanservice, viene spiegato come mai ammiri tanto questi animali tanto che dimostra uno spiccato interesse proprio scientifico verso di essi.

I disegni strizzano l’occhio allo stile ’80-’90 con frangione abbondanti, occhi grandi e lineamenti molto semplici. Uno stile che si adatta molto bene alla vena comica del fumetto. Devo ammettere che non sono molto fan di questo genere di rappresentazione, motivo per cui non l’ho acquistato all’uscita, però dopo averlo letto mi sono ricreduto.

Una storia leggera e divertente che sicuramente stacca dai classici yaoi approssimati che pullulano sul mercato (a parte che non è uno yaoi ma vabbè, ci siamo capiti). Vi consiglio vivamente di leggerlo per farvi due risate.

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