Buongiorno a tutt*!
Ieri mi trovavo a Bologna per continuare un tatuaggio. L’appuntamento era alle 10.45 ma io sono andato su prima con lo specifico obiettivo di fare colazione dall’egregio signor Pallotti che non delude mai.
Benché le paste di Pallotti siano uno spettacolo, non ci vogliono tre ore per mangiarle, così mi sono ritrovato del tempo tra le mani che ho sfruttato per fare un giro. Mi trovo davanti alla Feltrinelli sotto le due torri (che una fra un po’ casca male, è tutto un cantiere) ed entro con l’intento di recuperare l’appena uscito n. 39 di “My Hero Academia”.
Ora, la Feltrinelli delle due torri è un mezzo labirinto: sai come si entra ma non come si esce e, nonostante le dettagliate indicazioni piazzate su dei cartelli dallo staff, almeno un paio di tentativi sono necessari per trovare il reparto desiderato e le casse. In realtà questo aspetto mi piace molto perché ho la sensazione che questo luogo cambi ogni volta che ci vado, così quando mi trovo davanti ad una sezione, che è sempre stata lì ma che magari non avevo notato, troppo intento a cercare di uscire, è sempre una sorpresa.
Questa volta sono finito davanti ad uno scaffale, piuttosto piccolo, intitolato “Storia Locale”. Non so se sia una roba tipica da Emilia-Romagna (nelle Marche questa sezione non l’ho mai vista), ma in quasi tutte le librerie, da Rimini a Piacenza c’è una sezione prettamente dedicata a case editrici e autori del luogo. A Rimini si sprecano libri su ogni aspetto di Pasolini, Cesena è il regno del buon Mercadini, Forlì… ci hanno ambientato delle scene in Assassin’s Creed? Bon dai, avete capito.
Patria di intellettuali di grosso calibro, Bologna non può certo essere da meno. Una volta ho fatto fare un giro per Bologna a mia mamma la quale ha adocchiato un libro di Umberto Eco in vetrina. Libro in vendita anche a Civitanova Marche, stesso prezzo, stessa edizione ma lei lo ha voluto comprare lì in quanto “aveva più significato”. Contenta lei, contenti tutti.
Non essendo io un grande appassionato di storia ed essendo tendenzialmente infastidito dalla pesante retorica gastronazionalista che spesso i libri che parlano di cucina locale applicano, spesso ignoro bellamente questo scaffale. Eppure, ieri, per qualche ragione mi ci sono soffermato e, signori miei, che cazzo ho trovato!
In uno scaffale nel mezzo, poggiati su un lato, spuntano tre libri con una parola in evidenza: “Umarells”. La mia mano si è mossa, il mio portafogli anche. Per poco non mi scordo “My Hero Academia”.
Sono uscito dalla libreria con tre libri, ho quasi la saga completa (me ne manca uno teoricamente) e ne ho già completati due.
La serie “Umarells” è composta da raccolte fotografiche ad opera del bolognese Danilo “Maso” Masotti, un autore poliedrico e famoso blogger che un bel giorno, mentre si trovava ad aspettare al freddo per un appuntamento di lavoro, è stato colpito da un’illuminazione che gli si è avvicinata con le mani dietro la schiena. Da quel fortuito incontro sono nati programmi web, blog e libri che raccontano, attraverso le immagini, la realtà degli Umarells. Grazie a questo lavoro, la parola “Umarell” debutta ufficialmente nello Zingarelli del 2021.
Umarell [vc. Bolognese “omarello, ometto” 2007] s. m. (pl. Inv. O pseudoing., umarells) pensionato che si aggira, perlopiù con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono.
Lo Zingarelli, dizionario di lingua italiana, Zanichelli 2021
Trama
I titoli che ho acquistato sono “Umarells 2.0” (2010), ristampa aggiornata della prima edizione, “Oltre il cantiere – fenomenologia degli Umarells” (2016) e “Umarells per sempre – Forever” (2021). Non proprio “Il signore degli Anelli” ma molto meglio.
Tutti i libri sono dei reportage fotografici che raccontano per capitoli e attraverso delle foto, quella che è per l’appunto, la fenomenologia degli Umarells. A parte l’ultimo titolo che oltre a raccogliere alcune immagini cult, a colori, apre anche una piccola parentesi sulla situazione della pandemia, sono divisi per sezioni tematiche: vita di tutti i giorni, lavori, hobby, cartelli… in ognuna di queste sezioni troviamo delle foto in cui ci vengono presentati gli Umarells di turno intenti in una di queste attività con descrizioni spesso ironiche. In “Oltre il cantiere” troviamo inoltre alcune storie di Umarells diventati famosi e anche degli approfondimenti perché, come lo stesso autore afferma, l’essere Umarell non è una questione di età ma di atteggiamento, uno può essere un Umarell a 80 e a 8 anni. La fissa di osservare e criticare il mondo da una finestra non è certo prerogativa dei soli esseri umani, nei volumi troviamo anche esempi di “canarells” e “gattarells”, i quali per motivi biologici ed anatomici non possono mettere le mani dietro la schiena ma comunque mantengono l’atteggiamento vigile e pronto a reagire a qualsiasi evento gli si pari davanti, magari in attesa che qualche cane giovinazzo e quindi privo di principi, urini vicino alla fontanella.
In questi libri troviamo scene che probabilmente ci siamo ritrovati davanti più volte nella nostra vita e in cui possiamo riconoscere alcuni nostri cari e, perché, no, anche noi stessi.
Ci viene descritta la giornata tipo dell’Umarell che deve svegliarsi prestissimo, all’alba, fare colazione con caffelatte, mettere il capello che protegge dai pericolosi raggi UV e andare a fare la fila, che sia dal medico, alle poste o alla coop non importa. Dopo aver girato per la città, aiutando qualche malcapitato con l’auto “di lusso” a parcheggiare, aver svolto i compiti di navigatori satellitari per poveri forestieri che si ritrovano nei bolognesi labirinti di ZTL e sensi unici, vanno a commentare il cantiere di turno, molto meglio se all’interno si trovano dei mezzi cingolati, pronti a dispensare qualche consiglio agli operai.
Nel pomeriggio vanno a giocare a briscola, gioco di carte in cui puoi entrare solo se sei bravo, altrimenti devi limitarti ad osservare e commentare, la briscola è un gioco serio.
Giretto alla Coop che per antonomasia (ormai solo per quella) è il supermercato che ha le offerte migliori. In cerca di bazze, l’Umarell compra solo l’essenziale e alle 18 rientra a casa, pronto per degustarsi i leggerissimi manicaretti a base di grassi saturi cucinati dalla sua zdaura, puntuale alle 18.30.
Molti Umarells, anzi, la maggior parte sono pensionati, ma questo non ha mai spento in loro quella voglia atavica di lavorare, quindi eccoli cimentarsi in cucine da campo raffazzonate e a rischio incendio durante le feste di paese, potare gli alberi per poter godere del suono delle cesoie oppure custodire il campo da calcetto locale, anche solo per il gusto di cazziare i giovani giocatori che rientrano con gli scarpini sporchi di fango.
Dalle 7.00 alle 18.00 l’Umarell è attivo, sempre con un cacciavite pronto all’uso qualora qualcuno necessitasse di un intervento per una macchina in panne, le competenze non servono, un Umarell la sa sempre lunga.
Gli Umarells si spostano perlopiù a piedi, in bicicletta o con la loro fierissima apecar, ma molti di loro hanno delle auto. Macchine che non utilizzano ma che ogni 1-2 settimane lavano e puliscono con cura perché non si sa mai.
Impressioni personali
Una delle letture migliori che abbia mai fatto. Nonostante il piglio ironico dell’autore, quello che viene fuori è un generale senso di approvazione, seppur con la giusta dose di critica, a queste persone che, seppur possono essere difficili da trattare a volte, hanno spesso dei valori che abbiamo dimenticato (ad esempio lo spreco ed il consumismo eccessivo). Si tratta di un’enciclopedia completa atta ad illustrare un fenomeno che c’è sempre stato ma adesso ha un nome.
Io stesso guardano alcune fotografie ho ricordato alcuni eventi particolari legati agli Umarells che ho incontrato, come quando a Cesena la ditta incaricata dei lavori in Piazza della Libertà ha dovuto mettere dei pannelli in legno con delle aperture per consentire agli Umarells di osservare i lavori. Il pannello di legno non c’era sempre stato, prima c’erano semplicemente le classiche transenne d’acciaio coperte dai teli bianchi di plastica per evitare di spargere la polvere dei lavori ovunque. Peccato che gli Umarells avessero strappato il telo in più punti, rendendolo di fatto inutile, per osservare i lavori.
Oppure, vicino casa mia c’è una villa in cui per mesi si sono fatti dei lavori. Tra i vari cartelli attaccati ce n’era uno con un tariffario, non ricordo benissimo ma era tipo: “per osservare i lavori in silenzio 5 euro, 10 per commentare e 35 per discutere col geometra.”
Più recente la vista di un Umarell attratto da un’auto di lusso. Vicino alla sede della radio, davanti all’ACI, qualcuno aveva parcheggiato un Porsche Cayenne un po’ impolverato. Ecco che dal bar lì di fianco si alza l’Umarell che scruta il veicolo, reprimendo la voglia di appicciare la faccia ai finestrini per non attivare l’allarme, mentre commentava quanto quella macchina avesse bisogno di una lavata. In quel contesto non so se sia stato più strano lui oppure io che lo stavo a guardare.
Si tratta di una lettura educativa ma allo stesso tempo leggera che riesce ad approfondire qualcosa che è intorno a noi ma di cui non conosciamo bene tutte le sfaccettature. Se trovate uno di questi titoli vi consiglio di leggerli per passare qualche lieta serata, l’importante è che finiate per le 18.30 perché si cena.