30 Day Manga Challenge

Ogni tanto mi ripropongo queste cose che poi non sviluppo mai fino alla fine, vediamo se posso riuscirci adesso.

Ho deciso di intraprendere questa sfida, online ormai da diversi anni, per vedere cosa ne viene fuori. Non credo di riuscire a scrivere un post al giorno per un mese, ma spero di riuscire a finirla tutta entro la fine dell’anno.

C’è un po’ di Umarell in ognuno di noi

Buongiorno a tutt*!

Ieri mi trovavo a Bologna per continuare un tatuaggio. L’appuntamento era alle 10.45 ma io sono andato su prima con lo specifico obiettivo di fare colazione dall’egregio signor Pallotti che non delude mai.

Benché le paste di Pallotti siano uno spettacolo, non ci vogliono tre ore per mangiarle, così mi sono ritrovato del tempo tra le mani che ho sfruttato per fare un giro. Mi trovo davanti alla Feltrinelli sotto le due torri (che una fra un po’ casca male, è tutto un cantiere) ed entro con l’intento di recuperare l’appena uscito n. 39 di “My Hero Academia”.

Coperina del libro “Umarells 2.0”

Ora, la Feltrinelli delle due torri è un mezzo labirinto: sai come si entra ma non come si esce e, nonostante le dettagliate indicazioni piazzate su dei cartelli dallo staff, almeno un paio di tentativi sono necessari per trovare il reparto desiderato e le casse. In realtà questo aspetto mi piace molto perché ho la sensazione che questo luogo cambi ogni volta che ci vado, così quando mi trovo davanti ad una sezione, che è sempre stata lì ma che magari non avevo notato, troppo intento a cercare di uscire, è sempre una sorpresa.

Questa volta sono finito davanti ad uno scaffale, piuttosto piccolo, intitolato “Storia Locale”. Non so se sia una roba tipica da Emilia-Romagna (nelle Marche questa sezione non l’ho mai vista), ma in quasi tutte le librerie, da Rimini a Piacenza c’è una sezione prettamente dedicata a case editrici e autori del luogo. A Rimini si sprecano libri su ogni aspetto di Pasolini, Cesena è il regno del buon Mercadini, Forlì… ci hanno ambientato delle scene in Assassin’s Creed? Bon dai, avete capito.  

Patria di intellettuali di grosso calibro, Bologna non può certo essere da meno. Una volta ho fatto fare un giro per Bologna a mia mamma la quale ha adocchiato un libro di Umberto Eco in vetrina. Libro in vendita anche a Civitanova Marche, stesso prezzo, stessa edizione ma lei lo ha voluto comprare lì in quanto “aveva più significato”. Contenta lei, contenti tutti.

Non essendo io un grande appassionato di storia ed essendo tendenzialmente infastidito dalla pesante retorica gastronazionalista che spesso i libri che parlano di cucina locale applicano, spesso ignoro bellamente questo scaffale. Eppure, ieri, per qualche ragione mi ci sono soffermato e, signori miei, che cazzo ho trovato!

In uno scaffale nel mezzo, poggiati su un lato, spuntano tre libri con una parola in evidenza: “Umarells”. La mia mano si è mossa, il mio portafogli anche. Per poco non mi scordo “My Hero Academia”.

Sono uscito dalla libreria con tre libri, ho quasi la saga completa (me ne manca uno teoricamente) e ne ho già completati due.

La serie “Umarells” è composta da raccolte fotografiche ad opera del bolognese Danilo “Maso” Masotti, un autore poliedrico e famoso blogger che un bel giorno, mentre si trovava ad aspettare al freddo per un appuntamento di lavoro, è stato colpito da un’illuminazione che gli si è avvicinata con le mani dietro la schiena. Da quel fortuito incontro sono nati programmi web, blog e libri che raccontano, attraverso le immagini, la realtà degli Umarells. Grazie a questo lavoro, la parola “Umarell” debutta ufficialmente nello Zingarelli del 2021.

Umarell [vc. Bolognese “omarello, ometto” 2007] s. m. (pl. Inv. O pseudoing., umarells) pensionato che si aggira, perlopiù con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono.

Lo Zingarelli, dizionario di lingua italiana, Zanichelli 2021

Trama

I titoli che ho acquistato sono “Umarells 2.0” (2010), ristampa aggiornata della prima edizione, “Oltre il cantiere – fenomenologia degli Umarells” (2016) e “Umarells per sempre – Forever” (2021). Non proprio “Il signore degli Anelli” ma molto meglio.

Umarell e zdaura al mare da “Umarells per sempre – Forever”

Tutti i libri sono dei reportage fotografici che raccontano per capitoli e attraverso delle foto, quella che è per l’appunto, la fenomenologia degli Umarells. A parte l’ultimo titolo che oltre a raccogliere alcune immagini cult, a colori, apre anche una piccola parentesi sulla situazione della pandemia, sono divisi per sezioni tematiche: vita di tutti i giorni, lavori, hobby, cartelli… in ognuna di queste sezioni troviamo delle foto in cui ci vengono presentati gli Umarells di turno intenti in una di queste attività con descrizioni spesso ironiche. In “Oltre il cantiere” troviamo inoltre alcune storie di Umarells diventati famosi e anche degli approfondimenti perché, come lo stesso autore afferma, l’essere Umarell non è una questione di età ma di atteggiamento, uno può essere un Umarell a 80 e a 8 anni. La fissa di osservare e criticare il mondo da una finestra non è certo prerogativa dei soli esseri umani, nei volumi troviamo anche esempi di “canarells” e “gattarells, i quali per motivi biologici ed anatomici non possono mettere le mani dietro la schiena ma comunque mantengono l’atteggiamento vigile e pronto a reagire a qualsiasi evento gli si pari davanti, magari in attesa che qualche cane giovinazzo e quindi privo di principi, urini vicino alla fontanella.

In questi libri troviamo scene che probabilmente ci siamo ritrovati davanti più volte nella nostra vita e in cui possiamo riconoscere alcuni nostri cari e, perché, no, anche noi stessi.

Annuncio agli Umarells da “Umarells per sempre – Forever

Ci viene descritta la giornata tipo dell’Umarell che deve svegliarsi prestissimo, all’alba, fare colazione con caffelatte, mettere il capello che protegge dai pericolosi raggi UV e andare a fare la fila, che sia dal medico, alle poste o alla coop non importa. Dopo aver girato per la città, aiutando qualche malcapitato con l’auto “di lusso” a parcheggiare, aver svolto i compiti di navigatori satellitari per poveri forestieri che si ritrovano nei bolognesi labirinti di ZTL e sensi unici, vanno a commentare il cantiere di turno, molto meglio se all’interno si trovano dei mezzi cingolati, pronti a dispensare qualche consiglio agli operai.

Nel pomeriggio vanno a giocare a briscola, gioco di carte in cui puoi entrare solo se sei bravo, altrimenti devi limitarti ad osservare e commentare, la briscola è un gioco serio.

Giretto alla Coop che per antonomasia (ormai solo per quella) è il supermercato che ha le offerte migliori. In cerca di bazze, l’Umarell compra solo l’essenziale e alle 18 rientra a casa, pronto per degustarsi i leggerissimi manicaretti a base di grassi saturi cucinati dalla sua zdaura, puntuale alle 18.30.

L’Umarell Custode da “Umarells 2.0″

Molti Umarells, anzi, la maggior parte sono pensionati, ma questo non ha mai spento in loro quella voglia atavica di lavorare, quindi eccoli cimentarsi in cucine da campo raffazzonate e a rischio incendio durante le feste di paese, potare gli alberi per poter godere del suono delle cesoie oppure custodire il campo da calcetto locale, anche solo per il gusto di cazziare i giovani giocatori che rientrano con gli scarpini sporchi di fango.

Dalle 7.00 alle 18.00 l’Umarell è attivo, sempre con un cacciavite pronto all’uso qualora qualcuno necessitasse di un intervento per una macchina in panne, le competenze non servono, un Umarell la sa sempre lunga.

Gli Umarells si spostano perlopiù a piedi, in bicicletta o con la loro fierissima apecar, ma molti di loro hanno delle auto. Macchine che non utilizzano ma che ogni 1-2 settimane lavano e puliscono con cura perché non si sa mai.

Impressioni personali

Una delle letture migliori che abbia mai fatto. Nonostante il piglio ironico dell’autore, quello che viene fuori è un generale senso di approvazione, seppur con la giusta dose di critica, a queste persone che, seppur possono essere difficili da trattare a volte, hanno spesso dei valori che abbiamo dimenticato (ad esempio lo spreco ed il consumismo eccessivo). Si tratta di un’enciclopedia completa atta ad illustrare un fenomeno che c’è sempre stato ma adesso ha un nome.

Umarell che osserva un cantiere dal buco nella tela da “Umarellss per sempre – Forever”

Io stesso guardano alcune fotografie ho ricordato alcuni eventi particolari legati agli Umarells che ho incontrato, come quando a Cesena la ditta incaricata dei lavori in Piazza della Libertà ha dovuto mettere dei pannelli in legno con delle aperture per consentire agli Umarells di osservare i lavori. Il pannello di legno non c’era sempre stato, prima c’erano semplicemente le classiche transenne d’acciaio coperte dai teli bianchi di plastica per evitare di spargere la polvere dei lavori ovunque. Peccato che gli Umarells avessero strappato il telo in più punti, rendendolo di fatto inutile, per osservare i lavori.

Oppure, vicino casa mia c’è una villa in cui per mesi si sono fatti dei lavori. Tra i vari cartelli attaccati ce n’era uno con un tariffario, non ricordo benissimo ma era tipo: “per osservare i lavori in silenzio 5 euro, 10 per commentare e 35 per discutere col geometra.”

Più recente la vista di un Umarell attratto da un’auto di lusso. Vicino alla sede della radio, davanti all’ACI, qualcuno aveva parcheggiato un Porsche Cayenne un po’ impolverato. Ecco che dal bar lì di fianco si alza l’Umarell che scruta il veicolo, reprimendo la voglia di appicciare la faccia ai finestrini per non attivare l’allarme, mentre commentava quanto quella macchina avesse bisogno di una lavata. In quel contesto non so se sia stato più strano lui oppure io che lo stavo a guardare.

Si tratta di una lettura educativa ma allo stesso tempo leggera che riesce ad approfondire qualcosa che è intorno a noi ma di cui non conosciamo bene tutte le sfaccettature. Se trovate uno di questi titoli vi consiglio di leggerli per passare qualche lieta serata, l’importante è che finiate per le 18.30 perché si cena.

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“W.i.t.c.h. il Reboot – Il Cuore dell’amicizia”

Buongiorno a tutt*!

Ieri il prof. di farmacologia ha finito un po’ prima la lezione ed ho avuto qualche momento per fermarmi dalla Mondadori (o è Giunti?) in centro a Rimini. L’intenzione era quella di entrare fare un giro e poi andare in stazione ma non avevo messo in conto la sezione fumetti.

Copertina del volume

Come saprete, sto collezionando la riedizione della giunti in copertina rigida di “W.i.t.c.h.” che si tratta semplicemente della storia originale raccolta in volumi che non si sfaldano col tempo. Accanto al nuovo volume però ho ne ho notato un altro: si trattava sempre di “W.i.t.c.h.” ma lo stile dei disegni era completamente diverso. Già in passato c’era stata una riedizione in (se non erro) cinque volumi con le copertine disegnate da Mirka Andolfo, si trattava però, appunto, di una riedizione quindi a parte la copertina, la storia e i disegni erano quelli della saga originale.

Questo primo volume edito da Giunti, scritto da Alessandro Ferrari e illustrato da Giulia Adranga, invece è un vero e proprio reboot: personaggi con stessi nomi e poteri ma storia e character design diversi dall’originale.

Oggi vi parlerò di questo primo volume, al momento non mi sembra ne siano usciti altri e, sebbene le premesse siano quelle di una serie a lunga durata, non so se ci sono in cantiere dei volumi successivi. Staremo a vedere.

SPOILER ALERT: Ci saranno spoiler nella parte della trama.

Trama

La storia inizia in maniera molto simile e fedele all’originale, ovvero con Will Wandom che insieme a sua madre Susan si trasferisce a Heatherfield. Dal momento che Susan cambia lavoro continuamente, le due si spostano spesso da una città all’altra con il loro camper verde, dove spesso finiscono per abitare. Will infatti ha cambiato molte scuole e non fa in tempo ad ambientarsi che già si ritrova in camper a viaggiare per la prossima città.

A Heatherfield le due si trasferiscono in quella che era la casa della nonna di Will.

A causa della sbadatezza di Susan, Will si ritrova in ritardo al suo primo giorno di scuola in cui ha un appuntamento con una ragazza che le deve fare da mentore. Mentre si affretta ad arrivare al punto indicato dalla sua tutor, Will viene colpita in piena faccia da un pallone da calcio. L’autrice della cannonata da far impallidire Zidane è Taranee Cook, una ragazza seria e dall’aspetto molto minaccioso, nonché asso della squadra di calcio della scuola. Taranee incarna il classico stereotipo della tipa tosta e rude fuori ma sensibile dentro, è una perfezionista e tende a trattare gli altri a pesci in faccia.

Taranee fa la sua entrata

Will viene subito soccorsa da due ragazze: la chiacchierona e solare Irma Lair, mascotte della squadra di calcio, e da una premurosa Cornelia Hale, anche lei, membro della squadra. A quanto pare la squadra è preoccupata perché il loro portiere, Elyon è un po’ assente nelle ultime settimane e Irma piazza a Will la battuta che potrebbe entrare lei a ricoprire quel ruolo.

Si scopre che la ragazza che doveva fare da tutor a Will altri non è che Hay Lin, ragazza di origini cinesi che oltre allo studio, lavora per potersi permettere dei biglietti aerei per andare a trovare sua nonna in Cina con la quale, tra l’altro, si sente regolarmente tramite video call.

Arrivata a scuola Will scopre che c’è stato uno strano incidente in biblioteca in cui pare che qualcuno abbia gettato della sabbia. Elyon, dal canto suo, insiste per mostrare a Cornelia qualcosa proprio in biblioteca e sembra molto ansiosa di poterlo fare.

Si viene a scoprire che nella biblioteca è stata eretta una barriera tra la terra ed il Metamondo e che Elyon ha scoperto di poter rompere questa barriera. Venuta a conoscenza della sua vera origine, ovvero quella di abitante del Metamondo, Elyon tenta di utilizzare l’energia delle ragazze per aprire la barriera e cercare di salvare quel mondo ormai in declino.

Questo ovviamente porta a delle tensioni con il gruppo e ad una forte apprensione da parte di Cornelia che si rifiuta di credere che Elyon abbia cattive intenzioni.

Questo improvviso risveglio di Elyon preoccupa le Ombre di Kandrakar, regno che tempo addietro aveva mandato una guardiana a sigillare il Metamondo per mantenere l’equilibrio di tutti gli universi. Per questo, le Ombre si mettono in contatto con Will, eletta a nuova guardiana e le conferiscono il Cuore di Kandrakar dandole in dotazione anche i poteri dei quattro elementi. Will è la prescelta che dovrà fermare Elyon per mantenere l’equilibrio.

Dopo essersi allenata, Will è pronta a fermare Elyon, peccato che al momento clou, viene fuori che forse, queste Ombre di Kandrakar non sono state proprio trasparenti e che Elyon non è poi così cattiva come sembra.

Infuriate dall’improvviso voltagabbana di Will, le ombre minacciano di toglierle i poteri ma prima che possano fare alcunché, Will getta a terra il Cuore, frantumandolo e conferendo alle sue amiche i poteri con cui abbiamo imparato a conoscerle: Irma ottiene il potere dell’acqua, ad Hay Lin spetta l’aria, Taranee è la guardiana del fuoco mentre Cornelia ottiene il potere della terra.

Forti delle nuove abilità, le ragazze respingono le Ombre e decidono di aiutare Elyon a salvare il suo mondo.

Impressioni personali

Dare un’opinione su questo nuovo prodotto che probabilmente è destinato ad una generazione diversa dalla mia non è semplice, in quanto mi viene naturale paragonarlo all’opera originale.

Per me al momento è difficile dare un’opinione concreta sul cambio di trama (nella serie originale tutta la vicenda di Elyon veniva risolta in maniera decisamente più articolata) per cui preferisco aspettare eventuali seguiti, al momento ho veramente troppi pochi elementi per un confronto strutturato, quindi non mi esprimerò su quello. Darò però qualche impressione a freddo sui vari cambiamenti che circondano le protagoniste sempre dando però il beneficio del dubbio, di nuovo, è ancora troppo presto per dire se questo restyling funziona o meno perché non abbiamo ancora visto praticamente nulla.

Ci sono alcuni spunti interessanti, ad esempio Irma in questa nuova versione, vive con suo padre, che è sempre un poliziotto, ma ha una matrigna in quanto sua mamma è morta in acqua per un incidente. Per questo motivo Irma non sa nuotare ed ha paura dell’acqua. Secondo me si tratta di una caratterizzazione interessante in quanto per lei questo potere rappresenta una sfida vera e propria e prelude una metafora sulla crescita e l’affronto delle paure anche le più radicate.

A dirla tutta, nella serie originale non ho mai capito perché fra le due dovesse essere Will quella con la passione del nuoto e non Irma. Diciamo che in questa nuova edizione il legame della ragazza con il potere dell’acqua sembra avere più senso. Il carattere di Irma è rimasto più o meno lo stesso e tra tutti i personaggi mi sembra sia quella che meno ha risentito della nuova edizione.

Will è molto diversa dalla sua prima versione e anche il rapporto con sua madre, nonché Susan stessa, non hanno nulla a che fare con la prima edizione.

Nella prima edizione Susan era tipo una donna d’affari ed era molto severa con Will la quale spesso mostrava una rabbia repressa non indifferente. Qui invece sono tipo amiche, con un legame privo di qualsivoglia conflitto.

La nuova Susan Vandom

Qui Susan è molto più hippie, infatti viene detto che trova lavoro come aiuto cuoco ed ha anche un aspetto molto più giovanile dell’originale (anche i capelli sono diversi, i due personaggi hanno praticamente solo il nome in comune).

Al momento non so se questa scelta mi piaccia o meno, non so nemmeno se avrà un qualche impatto significativo nella storia, però ve la butto lì come una cosa diversa dalla serie originale.

La Susan della serie originale

Qui Will non pratica nuoto e al momento non abbiamo alcun indizio sulla sua passione per le rane, altra cosa triviale che però essendo fan di lunga data ho notato.

Ovviamente, Will e Irma non sono le uniche ad avere subìto un cambiamento radicale, anche la famiglia di Cornelia è diversa. Cornelia è diversa.

Nella serie originale Cornelia appariva come una ragazza piuttosto vanitosa, praticava pattinaggio artistico ed era piuttosto ostile con le altre. L’ostilità adesso l’hanno data a Taranee e quello che rimane a Cornelia è l’estrema lealtà nei confronti di Elyon e un complesso di inferiorità per sua sorella maggiore Keira. Già, sorella maggiore. In questa serie oltre a Lilian (personaggio molto importante nella serie originale), Cornelia ha anche una sorella maggiore che fa l’influencer. Il loro rapporto ricorda molto quello tra Spencer e Melissa Hastings di Pretty Little Liars in cui la sorella minore sente la pressione di dover assomigliare in tutto e per tutto alla perfetta sorella maggiore. Il fatto che Keira sia apparsa prima di Lilian nella storia mi fa presagire che forse avrà un qualche tipo di ruolo centrale nella storia.

Un personaggio chiave nella serie originale e che agiva da guida nella serie originale qui è apparso per pochi istanti e quasi sempre sullo schermo di un telefono: sto parlando di Yan Lin, la nonna di Hay Lin nonché ex-guardiana nella stirpe di Nerissa. Nella serie originale lei svolgeva un po’ il ruolo di mediatore e di guida non solo per sua nipote ma anche per il suo gruppo di amiche. Già dalle prime pagine notavamo che Yan Lin sapeva qualcosa ma qui a stento la vediamo. Forse con il cambio radicale del ruolo di Kandrakar non è coinvolta per niente? Chissà! Non vive nemmeno nello stesso continente, dubito che possa diventare la colonna portante che è sempre stata. Tra l’altro da quello che ho capito fino ad ora, la guardiana doveva essere una ed era Will, le altre hanno preso i poteri solo perché lei ha rotto il Cuore. Ho il dubbio che Nerissa non ci sarà per niente e che Yan Lin sia solo un personaggio secondario.

Hay Lin inoltre qui non è la ragazza creativa e amante del disegno che ricordiamo ma è molto più seria ed ha una fissazione per la scienza. Oltretutto non sembra nemmeno avere un gran legame con Irma, sua migliore amica nella serie originale. Secondo me tra tutte, è quella che è emersa meno in questa nuova versione.

Adesso parliamo di Taranee. Come già indicato nella trama, le hanno dato il profilo da bad girl dal cuore tenero. Sebbene ami particolarmente com’è stata resa graficamente, la sua nuova versione è quella che meno mi convince. Nella serie originale anche lei si era trasferita e per questo motivo ha legato con Will. Qua invece è sempre polemica e non si capisce bene come mai decida di unirsi alle altre visto che a stento sembra sopportarle. Anche il suo cambio di prospettiva alla fine sembra fatto un po’ di fretta, giusto per darle un motivo per unirsi alle guardiane.

Vero, anche nella storia originale Taranee era quella che diverse volte si è ritrovata separata dalle altre e che ha anche scelto di rinunciare al suo ruolo di guardiana. Il fatto è che lì c’erano una serie di eventi che l’avevano portata a queste decisioni qui invece sembra proprio inserita a forza.

Parlando poi di Elyon, alla fine si vede che va nel Metamondo accompagnata dai suoi genitori adottivi che sono umani e che per qualche motivo decidono di seguirla senza battere ciglio. Ammetto di essere un minimo confuso da questa situazione, visto e considerato che neanche sappiamo bene che rapporto abbiano con lei.

Ma veniamo poi alla parte cruciale che, per una mia fissazione personale non mi piace: i nuovi costumi.

Sarò onesto, non ce l’ho con il design dei costumi in sé, anzi, è bellino ma chi mi conosce sa che c’è un problema: non ci sono le scarpe.

Avrò detto cinquantamila volte che mi sono rifiutato di seguire Naruto per le ciabatte e, in generale, qualsiasi indumento che lasci intravedere le dita dei piedi mi mette a disagio. Mi dà un senso di qualcosa che manca, di incompleto. Qua a parte Irma che porta dei calzini, le altre non hanno niente.

Non dico che le avrei preferite in stivali da motociclista ma una mezza punta, una ballerina, un pedalino…non so, qualcosa! Poi capisco perfettamente che ricordano delle fate ma io ho proprio un problema.

Pensate che quando da giovinazzo facevo ginnastica, molt* compagn* di squadra con l’arrivare della bella stagione abbandonavano l’uso dei calzini. Allenarmi era una sofferenza e il caldo era l’ultimo dei miei problemi.

Andando a chiudere, sono ancora incuriosito da come si svilupperà questo progetto e sono anche disposto a passare sopra al mio problema con le calzature (metterò del nastro isolante nero sopra alle scene per censurare). Più che altro ancora non so se mi piace o meno.

Speriamo di aggiornarci presto in merito.

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“My Toy Boy” – C’è un proctologo in sala? (Parte 1)

Buongiorno a tutt*!

Rimanendo con le premesse di qualche giorno fa, cercando di ottimizzare i tempi, su questi schermi per un po’ appariranno per la maggior parte fumetti, in quanto li posso leggere abbastanza velocemente e ne ho alcuni che sono rimasti impigliati nella TBR da ormai veramente troppo tempo.

Questo in particolare, mi è stato prestato da una mia amica e, dio santo, di fumetti luridi ne ho letti ma questo forse li batte tutti.

Oggi vi parlo del primo volume della serie “My Toy Boy” (年下彼氏の恋愛管理癖) è un manga a cura di Hashigo Sakurabi composto di due volumi in totale pubblicati tra il 2012 e il 2013 che in Italia è distribuito da Planet Manga (Panini Comics).

Parto già dicendo che nonostante sia composto di soli due volumi, non ho intenzione di leggerne il seguito/conclusione. Sono a posto così, grazie mille.

Ma andiamo a vedere di cosa tratta sta porcheria.

Ci saranno spoiler e tante gif.

Ah, attenzione: in questo fumetto molestie e SA sono trattati come una barzelletta.

Trama

Siamo in una facoltà di architettura di un’università di cui non ricordo il nome e non ho intenzione di andarmelo a recuperare (tanto, per quello che conta…) dove Izumi è uno studente che si premura, per qualche motivo, di portare da mangiare ad uno…studente più grande? Dottorando? Assegnista? Ricercatore? (checcazzoneso, non lo dicono) un po’ sbadato e workaholic, di nome Satoshi.

Satoshi non ce la può fare: dorme in università, si accolla ogni cazzo di lavoro che spetterebbe ad un docente incardinato che invece si fa i cazzi suoi e si dimentica di avere dei bisogni basilari come mangiare o dormire. Insomma, la vita media del tirocinante/assegnista di ricerca.

Dal momento che Satoshi non ce la fa a badare a se stesso, Izumi gli porta da mangiare e si assicura che non svenga sulla scrivania da un momento all’altro. Pare che queste sue premure nei confronti di uno in perenne burnout siano viste con un occhio che definire “bizzarro” è piuttosto riduttivo: dicono che Izumi sia il padrone di Satoshi.

Siamo tipo a pagina 3 ed ho già dovuto invocare Michael Scott. Le premesse non deludono.

Scusate ma non capisco. Cioè, questa cosa non ha logica da qualsiasi punto la si guardi: al massimo avrei capito se avessero usato un appellativo tipo “balia”, “infermiere” o “badante”, ovvero figure professionali che si prendono cura di persone non capaci di provvedere a loro stesse proprio come sembra essere Satoshi, ma vabbè. Ma ammettiamo che questi non volevano inimicarsi un intero ordine professionale ed hanno optato per qualcosa che non gli costasse una denuncia dal sindacato, però nella logica dello, passatemi il termine, “schiavo-padrone” non la colgo. Non capisco come possa essere Izumi quello identificato come “padrone”: è più basso in grado e paga di tasca sua cose che il suo collega dovrebbe permettersi da solo, a me pare che si stiano confondendo i ruoli. Tipica logica da yaoi.

Comunque, Satoshi oltre a non sapere prendersi cura di sé non si sa manco imporre e questo fa sì che, sempre per la logica degli yaoi, venga prima molestato in treno e poi quasi aggredito da un un nuovo docente, il tutto nel giro di mezza giornata.

Izumi sa che la gente all’università lo chiama “il padrone” ma pare che gliene freghi il giusto, quando però scopre delle molestie in treno di Satoshi e poco dopo se lo ritrova davanti appena sfuggito dalla tentata violenza di un docente che gli ha lasciato un succhiotto, non ci vede più e fa la cosa più da yaoi che si può fare in questi casi: assale anche lui Satoshi. A quanto pare, alla vista del succhiotto Izumi salta il freno e si fa prendere dalla passione più nera (parole sue, non mie).

Il “bello” è che mentre fa cose e l’altro lo supplica di smettere, gli fa anche il quarto grado: “Ah ma quello sul treno che ti ha fatto?”, “Quell’altro dove ti ha toccato?”

Scusa ma un tuo amico ha appena subito nella stessa giornata due robe che non augurerei a nessuno e a te parte il freno? Cazzo sei una Fiat Tipo dell’83?

Poi, Izumi, non solo è a conoscenza di entrambe le molestie ma viene a sapere che Satoshi dorme all’università perché ha paura a tornare a casa in treno da solo. Izumi, sei una merda.

Il giorno dopo, Satoshi è a casa e riceve un messaggio da Izumi che gli chiede: “Mi scuso per aver perso il controllo ieri. Se salgo da te mi cacci?”

Sì, sì, nel senso che dovrebbe prendere una doppietta da cinghiali, darti tre secondi di vantaggio e scaricarti i proiettili addosso!

Purtroppo però Satoshi non ha una doppietta e non sembra manco intenzionato a tenerlo lontano. Insomma, a corti discorsi i due continuano a frequentarsi e scopriamo che Izumi fa il dottorato sulle case giapponesi tradizionali. A quanto pare noi non siamo gli unici a scoprirlo perché pure Satoshi che ci condivide l’ufficio non sapeva su che cosa facesse ricerca il suo compare. Non dico che devi per forza sapere nel dettaglio quello che fa il tuo collega ma, cazzo, un minimo avrai presente di che cosa si occupa, no? Evidentemente no.

Satoshi invece pare occuparsi di architettura moderna ma appena scopre che a Izumi interessa la parte tradizionale dice che forse dovrebbe iniziare anche lui a fare ricerca in quel campo.

La domanda sorge spontanea: “Ma che cazzo di PhD stai facendo?” Cioè, scopi con un uno e quindi assorbi i suoi interessi di ricerca? Ma meno male che è un architetto come te e non un medico, un biologo o un sociologo sennò eri nella merda.

Izumi continua a ripetersi che quello che ha fatto è stato terribile e che dovrà fare di tutto per mantenere il suo autocontrollo. Secondo voi si rivolge ad uno psichiatra? Ad un endocrinologo? Ad un esorcirsta? Macché! Ci penserà con la sua buona volontà, solida come pongo lasciato su un termosifone.

Manco a dirlo, i due vanno a visitare casa dei genitori di Satoshi che, guarda caso, ha proprio il design che piace a Izumi. Qua c’è pure una vasca termale. Le terme sono calde, la volontà di Izumi è di pongo, inutile spiegare cosa succede quando vede Satoshi in yukata.

I due quindi si ritirano nella camera da letto e Izumi c’ha ancora il durello (aggiungiamo alla lista degli specialisti da contattare pure un protctologo), fa quindi la pantomima a Satoshi tipo “non ti avvicnare”, “ti penso sempre” e cazzimazzi vari ed eventuali, ma nessun problema! Vien fuori che anche Satoshi prova lo stesso del suo, come lo definisce lui stesso: “dolce Izumi“. E via di nuovo a darci giù come criceti.

Ma la domanda è: quanta cazzo di energia avete in corpo? Cioè, Satoshi praticamente non mangia e non dorme e, da quello che sappiamo, non pippa nemmeno ma come cazzo fa?

Per aggiungere disagio al disagio, la sorella di Satoshi li sgama pure.

Tornati all’università, scopriamo che Izumi sta partecipando ad un concorso nella cui giuria c’è un docente di nome Anjo che pare avesse avuto una relazione fissa con Satoshi per poi mollarlo per sposarsi. Ovviamente, essendo in una storia che sembra una brutta distorsione dell’universo di Fantozzi, appena Anjo torna e scopre della storia di Satoshi non gli sta bene e per separarli ordisce un tanto prevedibile quanto disgustoso piano: essendo lui in giuria per il premio cui concorre Izumi, costringe Satoshi a fare tutto ciò che gli viene chiesto altrimenti avrebbe rovinato la carriera al suo fidanzato.

Izumi non ci mette molto ad accorgersi che qualcosa non va e infatti sgama Anjo, si incazza ma poi Satoshi fa da mediatore e risolve tutto come se si fosse trattato di una semplice scaramuccia su chi deve usare il bagno per primo la mattina.

In tutto ciò, non solo Anjo non si becca conseguenze ma continua pure a frequentare la coppia in amicizia.

E con questo inquietante siparietto, si chiude la storia di Izumi e Satoshi. Ma tranquilli, il fumetto è solo a metà!

Nota a margine: Visto che si sta facendo tardi ed ho ancora un botto di cose da fare, facciamo che per oggi la chiudiamo qui e prossimamente vi commento pure la seconda parte perché proprio adesso non riesco.

Impressioni personali

Nel caso non si fosse capito, non solo la storia non mi è piaciuta ma ho fatto proprio fatica a leggerla. Ci sono diversi temi piuttosto pesanti trattati a tarallucci e vino e, ok che siamo in uno yaoi, ma il mio stomaco sa reggere fino ad un certo punto.

Il racconto è estremamente veloce, la costruzione dei personaggi totalmente assente: sembra di mangiare una minestra in cui sono stati buttati dentro ingredienti a caso solo perché commestibili.

Non ho provato empatia per nessuno dei personaggi della storia e fino all’ultimo ho sperato in un meteorite che facesse una strage.

Non credo sia manco una lettura trash, questo primo racconto è stato solo brutto. Vediamo se la seconda parte si farà riscattare ma, viste le premesse (e dato che l’autrice è la stessa di un’altra roba immonda che non ho manco finito di leggere), direi che di speranze ne ho ben poche.

Noi ci vediamo prossimamente.

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